Xiao Fan Ru
Nato in una famiglia di studiosi, Xiao Fan Ru si è avvicinato alla calligrafia in giovane età. Dopo aver studiato alla Scuola di Belle Arti di Nanchino (1977-1982), si è trasferito in Francia e ha continuato la sua formazione all'École des Beaux-Arts di Parigi, diplomandosi nel 1986.
In Cina, il bambù è sempre stato uno dei soggetti preferiti da artisti, poeti e filosofi. Negli ultimi anni è diventato uno dei motivi dei dipinti e delle sculture di Xiao Fan Ru. L'artista ne mostra la semplicità e l'eleganza delle linee, la capacità di piegarsi senza rompersi, di circondare e proteggere, ma ne rivela anche il significato più nascosto, metafisico e spirituale, legato alla tradizione confuciana della ricerca del mezzo aureo.
L'obiettivo è trarre ispirazione dallo slancio del bambù e progredire in un movimento a spirale infinita, in armonia con la natura e il mondo. In linea con questi principi, la forma del cerchio rappresenta un percorso (il tao) dove il vuoto si offre alla risonanza interiore, alla circolazione del respiro. Le cicale, la cui muta è un'altra metafora dell'antica cultura cinese, appoggiate sul bambù, sono simboli di vita, morte e rinascita.
È su queste basi filosofiche che Xiao Fan Ru ha dato il nome a " The Golden Way", una serie di sculture create insieme a ColAAb, tra cui il tavolino presentato a Private Choice nel 2023.
"La Voie d'or è un tavolo in bronzo che unisce la fragilità e la resistenza, la grazia e il peso. È un invito a lasciare andare il peso del mondo attraverso la regolazione e la precisione ordinaria". - Xiao Fan Ru
Xiao Fan Ru è uno dei vincitori della Casa Velázquez di Madrid (1988 e 1990). Le sue opere sono state esposte in Francia al Centre Pompidou (1989), al MAC di Lione (2005), al Musée Cernuschi (Parigi, 2011) e al Musée Guimet (Parigi, 2020). In Cina gli sono state dedicate monografie al Museo di Belle Arti di Shanghai (2005), al Rong Kun Fine Art Museum di Pechino (2014) e il Museo di Suzhou gli ha dedicato una retrospettiva nel 2017.
Presentazione tratta da un testo di Pascale Le Thorel per ColAAb.